IL RISCHIO FRANE IN ITALIA

L’Italia è uno dei Paesi europei più esposti al rischio frane. Le caratteristiche geomorfologiche del territorio – montagne, colline, pendii scoscesi – unite a fattori climatici e all’intervento umano, rendono le frane un fenomeno purtroppo frequente e spesso devastante.

Nel primo quadrimestre del 2025, i fenomeni franosi hanno registrato un incremento significativo rispetto allo stesso periodo del 2024, in particolare nelle regioni dell’Appennino settentrionale e meridionale. A preoccupare è soprattutto la crescente intensità degli eventi meteorologici estremi: piogge torrenziali in poche ore, seguite da lunghi periodi di siccità, che rendono il suolo instabile e soggetto a smottamenti improvvisi.

LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLE FRANE

Le frane sono fenomeni naturali complessi che si manifestano in forme diverse, a seconda delle condizioni del terreno, dei materiali coinvolti e delle cause che le innescano. Comprendere le caratteristiche principali delle frane è essenziale per valutare correttamente il rischio e per mettere in atto strategie efficaci di prevenzione e intervento.

Una prima distinzione importante riguarda il tipo di movimento. Alcune frane si manifestano sotto forma di scivolamenti, in cui una massa di terra o roccia si muove lungo un piano definito, come se slittasse. Altre invece sono delle colate, ovvero flussi di materiali fluidi – spesso un misto di acqua, fango e detriti – che scorrono lungo i versanti a velocità variabile. In ambienti rocciosi, è comune il crollo, un distacco improvviso e violento di massi o porzioni di parete che precipitano a valle. Esistono anche movimenti più rari, come l’espansione laterale, che coinvolge terreni saturi d’acqua e plastici, tipici di alcune pianure alluvionali.

Un’altra caratteristica fondamentale riguarda i materiali coinvolti. Le frane possono interessare rocce compatte, ma anche suoli sciolti, come argille e limi, oppure miscele di terra, sassi, radici e acqua. La composizione influisce direttamente sulla pericolosità dell’evento e sulla possibilità di intervento.

 

LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLE FRANE

Anche la velocità con cui avviene la frana è un fattore determinante. Alcuni movimenti possono essere lenti e quasi impercettibili, con spostamenti di pochi millimetri all’anno: queste frane “silenziose” possono danneggiare progressivamente edifici e infrastrutture, spesso senza che ce ne si accorga. Al contrario, ci sono frane che si sviluppano in pochi secondi o minuti, con conseguenze immediate e drammatiche, specialmente se colpiscono aree urbanizzate o vie di comunicazione.

La profondità del distacco rappresenta un altro elemento distintivo. Le frane più frequenti sono quelle superficiali, che interessano solo i primi strati del terreno (fino a 2 metri), spesso innescate da piogge intense e improvvise. Tuttavia, in alcune zone del Paese si verificano anche frane profonde, che coinvolgono masse più estese e che possono mettere a rischio interi versanti.

Infine, una frana può essere classificata anche in base alla sua attività nel tempo. Alcune sono attive, cioè in movimento o soggette a riattivazioni frequenti, mentre altre sono considerate quiescenti, ovvero ferme da anni ma con potenziale di riattivazione in caso di condizioni sfavorevoli. Ci sono infine le frane stabilizzate, su cui sono stati effettuati interventi di consolidamento che ne hanno ridotto il rischio.

Conoscere queste variabili aiuta non solo a descrivere meglio ogni singolo evento franoso, ma soprattutto a capire come intervenire, quali tecnologie usare e dove concentrare le risorse per proteggere la popolazione e il territorio.

FRANE NELLE ALPI E APPENNINI: UN FENOMENO IN AUMENTO

Le frane nelle Alpi e Appennini italiani sono in aumento, con eventi significativi registrati in Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e Calabria. Le cause principali includono precipitazioni intense, scioglimento della neve e attività antropiche. Le autorità locali stanno intensificando gli interventi di monitoraggio e prevenzione per ridurre i rischi associati a questi fenomeni.

L’uso di tecnologie avanzate, come software, radar satellitari e droni, sta migliorando il monitoraggio delle frane in tempo reale. Questi strumenti consentono di rilevare spostamenti millimetrici del terreno e di prevedere potenziali eventi franosi, facilitando interventi tempestivi e mirati. 

Le regioni italiane stanno implementando interventi strutturali per prevenire le frane, tra cui la costruzione di muri di contenimento, il rafforzamento dei versanti e la gestione delle acque superficiali. Inoltre, sono in corso progetti di riforestazione e recupero delle aree agricole montane per migliorare la stabilità del suolo.​

IL BIM NELLA GESTIONE DEL RISCHIO FRANE: TRA PERCEZIONE E REALTÀ

Nel dibattito sulla digitalizzazione del settore delle costruzioni e della gestione del territorio, il BIM (Building Information Modeling) è spesso oggetto di preconcetti e resistenze. La percezione comune lo descrive come uno strumento complesso, che richiede nuove competenze tecniche e lunghi tempi di apprendimento. Alcuni operatori lo vedono come un ostacolo alla gestione “tradizionale”, temendo che complichi i processi piuttosto che semplificarli.

Tuttavia, la realtà operativa è ben diversa. L’adozione del BIM porta efficienza e trasparenza, riducendo errori, tempi e costi già nelle prime fasi di progettazione e gestione. Nella pianificazione degli interventi su aree a rischio frana, ad esempio, il BIM consente di integrare dati geotecnici, ambientali e strutturali in un unico modello digitale, favorendo il controllo della qualità, la collaborazione tra enti e una maggiore rapidità decisionale. Inoltre, permette simulazioni accurate e aggiornamenti continui in base all’evoluzione del territorio.

Un esempio concreto di applicazione del BIM nella gestione del rischio frane è il progetto di riabilitazione strutturale del viadotto Friddizza, situato sull’Autostrada A2 del Mediterraneo. In questo intervento, la progettazione è stata condotta utilizzando un modello BIM 3D, che ha permesso una gestione più efficiente delle interferenze e una pianificazione ottimizzata delle attività di cantiere. L’uso del BIM ha facilitato la collaborazione tra le diverse figure professionali coinvolte e ha contribuito a ridurre i tempi e i costi complessivi del progetto. ​

DATI E TECNOLOGIE AL SERVIZIO DEL DECISORE PUBBLICO

Nella gestione del rischio e nella pianificazione territoriale, i dati e le tecnologie digitali non sono più semplici strumenti accessori, ma veri e propri abilitatori di capacità decisionale per la pubblica amministrazione. Attraverso piattaforme integrate, sistemi di monitoraggio in tempo reale, modelli predittivi e strumenti di analisi avanzata, i decisori pubblici possono oggi prendere decisioni più rapide, consapevoli e basate su evidenze oggettive. Questo si traduce in una netta riduzione degli errori, in particolare nelle fasi delicate di autorizzazione, gestione dell’emergenza e pianificazione preventiva.

L’introduzione di strumenti digitali consente anche una maggiore trasparenza amministrativa. Ogni fase del processo decisionale – dalla raccolta dei dati alla redazione degli atti – può essere tracciata, documentata e resa accessibile, rafforzando così il controllo democratico e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La tracciabilità degli atti non solo tutela l’integrità dei processi pubblici, ma permette di intervenire con maggiore precisione in caso di errori o criticità.

Il BIM non rallenta, ottimizza. Il problema è non saperlo integrare nei processi esistenti.

Un ulteriore vantaggio strategico è la capacità di simulare scenari futuri: i modelli digitali, alimentati da dati geologici, climatici, ambientali e urbanistici, permettono di anticipare i rischi, valutare le alternative progettuali e predisporre piani di intervento mirati e resilienti. Questa capacità predittiva si rivela essenziale nella gestione delle frane e del dissesto idrogeologico, dove il tempo e l’accuratezza delle scelte possono fare la differenza tra prevenzione e disastro.

Ma la rivoluzione digitale nella pubblica amministrazione non riguarda solo l’efficienza interna: abilita anche nuove forme di partecipazione civica. Portali aperti, mappe interattive, sistemi di segnalazione e feedback permettono ai cittadini, alle imprese e agli enti territoriali di interagire attivamente con l’amministrazione, contribuendo alla qualità delle decisioni e alla responsabilità condivisa nella cura del territorio. È la accountability digitale, in cui il potere decisionale è affiancato da obblighi di trasparenza e rendicontazione.

Non è la tecnologia che cambia la pubblica amministrazione, è la pubblica amministrazione che decide di cambiare attraverso la tecnologia. Il vero salto di qualità non sta nello strumento, ma nella volontà politica e organizzativa di adottarlo in modo strutturale, intelligente e inclusivo.

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